Immagine negata 1

L’immagine Negata è un progetto iniziato nel 2012 ed è una riflessione sul rapporto artista-spettatore.
Ruota attorno all’idea di desiderio come percorso indispensabile alla conoscenza, alla riflessione sul concetto di identità dell’opera e agli aspetti politici del rapporto autore-fruitore. Il progetto si sviluppa in due fasi.
Nella prima, alcune opere sono esposte secondo una modalità che non consente di averne una visione completa e che ne rivela solo un aspetto. I visitatori interessati ad averne una visione completa e totale, possono farlo ospitando l’opera per un mese.
La visione complessiva dell’opera avviene quindi in un tempo differito e in modo privato.
Lo spettatore può convivere con l’opera nel modo che sceglie e che più preferisce.
L’elemento fondamentale è il processo di attesa che nasce quando lo spettatore decide di ospitare l’opera e attende di accoglierla a casa propria. Un percorso di desiderio che diventa parte integrante dell’esperienza dello sguardo che si carica così, di una partecipazione attiva.
Ogni opera viaggia di casa in casa per diversi mesi dopo di ché tutte le opere sono esposte in una seconda mostra finalmente “aperte”, accompagnate dai taccuini che raccolgono le testimonianze degli ospiti.
Il progetto ha avuto due edizioni, la prima a Torino, presso la Galleria Martano nel 2012/13 e la seconda a Milano, presso la Galleria Milano, nel 2014/15.

Galleria Martano, Torino, 2012

generica1 | manuela cirino

Chi si ricorda, 2012, Legno di acero, vetro, plastilina, cm 106 x 23 x 23.

Chi si ricorda più del fuoco ch’arse
impetuoso
nelle vene del mondo; – in un riposo
freddo le forme, opache, sono sparse

Dalla registrazione di una traccia sonora si può ottenere una rappresentazione grafica. Il verso letto dalla mia voce è di Eugenio Montale ed è tratto dalla poesia Sul muro grafito contenuta nella raccolta Ossi di Seppia. La rappresentazione grafica, traduzione del suono in immagine, è fatta da un computer.
Sottilissimi cilindri di plastilina, uno dopo l’altro, ripercorrono il cammino che fa il suono per farsi parola, facendosi invece figura.
La scultura è in legno di acero. La plastilina è racchiusa tra due vetri. Le ante si possono sfilare da destra e sinistra, lasciare aperte, socchiuse o chiuse.

I Ranuncoli, 2012, Tessuto, stampa UV, legno, gesso ceramico, cm 33 x 33 x 33.

I ranuncoli è il titolo di un racconto breve di Cesare Zavattini, incluso nella raccolta Io sono il diavolo, del 1941. Ad esso si ispira lo “storyboard” senza immagini, da me scritto alcuni anni fa come traccia per un video e riportato sui lati interni del cubo verde.
Le quattordici sculture, sfere irregolari realizzate in gesso, sono colorate con quattordici gradazioni differenti di giallo, in riferimento alla nostra capacità di leggere sfumature differenti nel mondo circostante. Sono sculture che non si sa dove mettere perché poco stabili tuttavia si possono disporre a piacere facendone un paesaggio domestico o custodire raccolte come aggregazione di atomi. Sono piuttosto fragili.

L’infinito è in ogni dove, 2012, Legno wengè, gesso, cm 36 x 27,5 x 14.

Il contenitore di questo mare vuoto è stato realizzato in legno wengé, un legno con una struttura fibrosa, molto duro e pesante. La sua essenza sembra a metà strada tra il legno e la pietra.
L’oggetto è un frangiflutti fotografato sul Mar Baltico. La scultura è stata realizzata cercando di restituire la distorsione prospettica attuata dall’obiettivo fotografico.
Il vuoto che non è occupato dalla materia della scultura, all’interno della scatola, può essere osservato tanto quanto il pieno della scultura.

Natura morta, 2012, Legno di cedro, mela, Stampa UV, cm 29,5 x 22 x 25,5 e cm 44 x 24 x 29,5. Chiusa

La scultura con la mela, è stato realizzato per la prima volta in una versione leggermente diversa, nel 1991.
Il volume che la contiene nella versione di “opera chiusa” serve poi per custodire le tavolette che possono essere sfilate, una alla volta, per una lettura quotidiana e poi riposte nella loro custodia. Le tavolette sono state tagliate da uno stesso tronco di cedro affinché le parole rimanessero impresse tra le fibre del tronco.
La scultura con la mela è una scultura a tutto tondo, ovvero non ha un lato privilegiato, un davanti, anche se ciascuno può trovare il proprio.
I testi impressi sul legno sono tratti dal DE RERUM NATURA di Tito Lucrezio Caro e precisamente dal Libro Primo, La Materia, dal Libro Secondo, Gli Atomi, e dal Libro Terzo, La Morte.
Le parole di Lucrezio sono intervallate da testi ricavati da una trasmissione radiofonica condotta da Luigi Lombardi Vallauri del 2004, Meditare in Occidente, in parte rielaborati.
Si consiglia, una volta collocata la mela, di lasciarla al proprio destino, osservandola di tanto in tanto. Quando si ritiene necessario, si può sostituire.

Se fosse, 2012, legno di cedro, ceramica, 12 stampe fotografiche, cm 46 x 36 x 29. Chiusa

Una volta aperta la scatola si consiglia di posizionare la base a terra e sistemare i piedi nell’area indicata dalla sagoma.
Nella parte superiore del contenitore, un cassetto custodisce dodici fotografie.
Si possono guardare una alla volta, ad esempio una per giorno, o disporle tutte insieme, visibili in una sequenza a piacere. Le immagini sono state realizzate lasciando cadere ripetutamente una fettuccia piombata (utilizzata in genere per le tende) da circa un metro e mezzo di altezza.